S’intitola I Servizi sociali al tempo del Coronavirus la nuova pubblicazione realizzata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani con il supporto della Banca Mondiale.
«L’emergenza Covid-19 – si legge nel sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali - ha messo la popolazione mondiale in uno stato di allerta tuttora in corso, con significative ricadute in ambito sociale, soprattutto per coloro che già vivevano in condizione di bisogno, di povertà, di isolamento o malattia. Per rispondere alle necessità emergenti i Comuni hanno avviato numerosi servizi e iniziative, hanno innovato e rafforzato esperienze già esistenti, modificando in maniera flessibile le loro modalità di intervento, anche grazie al supporto delle tecnologie informatiche».
I Servizi sociali al tempo del Coronavirus raccoglie 240 pratiche territoriali, frutto di una rilevazione online elaborata per indagare vari aspetti (numero di operatori coinvolti, fonti di finanziamento utilizzate, uso di particolari tecnologie, modalità di comunicazione, ecc.). L’obiettivo della pubblicazione non è solo fotografare come sta cambiando il lavoro degli operatori dei servizi sociali territoriali per far fronte ai nuovi e molteplici bisogni delle persone, soprattutto quelle più fragili, a seguito dell’emergenza Covid-19, ma anche consegnare tempestivamente alla comunità di professionisti e al pubblico informazioni e spunti utili alla contaminazione di pratiche e servizi fra territori.
«L’analisi – si legge nel documento - presenta una certa disomogeneità regionale, ma raccoglie prassi diffuse capillarmente su tutto il territorio nazionale. Sono state promosse da grandi e piccoli Comuni e dagli enti gestori degli Ambiti territoriali. Le iniziative sono generalmente attuate grazie a forme di partenariato e a un ramificato lavoro di rete sul territorio, talvolta con caratteristiche di governance multilivello, che ha saputo valorizzare relazioni informali e mettere a sistema le risorse dell’intera comunità».
Dall’indagine emerge, fra l’altro, l’elevato numero di operatori coinvolti, circa ottomila, «la cui dedizione e creatività professionale si è rivelata fondamentale nella gestione dell’emergenza sociale e nella prevenzione e contenimento del contagio». Tra loro c’è anche un numero considerevole di volontari.
Un ruolo fondamentale nel ripensamento e nella riorganizzazione dei servizi, nonché nel lavoro di rete che ha sotteso l’attività svolta in ambito sociale nel periodo emergenziale, è rappresentato dall’utilizzo della tecnologia e dalla modificazione dei flussi informativi che ne è seguita.
La pubblicazione è disponibile online sul sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nella notizia dedicata.