«L’ascolto come diritto del bambino è stato introdotto dalla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989 che, all’art. 12 chiede agli Stati parte di garantire al fanciullo capace di discernimento di potere esprimere liberamente le sue opinioni e di essere ascoltato nelle procedure che lo riguardano». Si apre così il percorso di lettura di Piercarlo Pazé, direttore della rivista Minorigiustizia – e magistrato minorile e familiare a riposo –, sul tema dell’ascolto del bambino. L’autore ripercorre le tappe che hanno portato a una nuova cultura dell’infanzia dove con l’introduzione del termine “ascolto” si è voluto sottolineare principalmente un’azione affettiva. Di seguito si passa in rassegna la pratica dell’ascolto del bambino nelle specifiche situazioni in cui egli vive.
Il percorso filmografico curato da Fabrizio Colamartino evidenzia nell'introduzione come, ricalcando un topos narrativo abbastanza diffuso, la parola dei bambini e degli adolescenti nell'ambito delle rappresentazioni cinematografiche sia spesso portatrice di una verità “altra” rispetto a quella del mondo adulto e, proprio per questo, ignorata o trascurata. Dopo una breve digressione dedicata al cinema iraniano degli ultimi decenni, l'articolo affronta le questioni relative all'ascolto in ambito familiare, alle figure che riescono a entrare in contatto con bambini e adolescenti, ai tentativi dei giovani protagonisti di sottrarsi al dialogo con gli adulti attraverso l'isolamento all'interno di dimensioni fantastiche e, infine, ai luoghi e alle situazioni che favoriscono e accolgono il dialogo tra generazioni diverse, almeno al cinema.