Il nuovo supplemento alla Rassegna bibliografica affronta la tematica della povertà ed esclusione sociale di bambini e ragazzi. Attraverso una ricognizione degli studi più recenti, anche di carattere internazionale, Enrico Moretti, statistico all’Istituto degli Innocenti, mette in evidenza come la povertà sia un fenomeno complesso e multidimensionale, la cui natura e i criteri di misurazione, pur poggiando su elementi condivisi, sono oggetto di continuo dibattito e aggiornamento.
Accanto agli indicatori economici classici di reddito e consumo è necessario assumere un approccio multidimensionale alla povertà capace di integrare il concetto di deprivazione materiale e di verificare le implicazioni in termini di esclusione sociale, intesa come mancanza di opportunità sociali e impossibilità di godere di benefici, servizi e relazioni cui comunemente le persone hanno accesso e che minano la reale affermazione di se stessi. Nel contributo si mette in evidenza l’importanza degli studi che fanno emergere il punto di vista dei bambini e che attribuiscono loro uno status di persone capaci di descrivere e valutare le questioni che li riguardano, compresa la povertà. A tale proposito si passano in rassegna alcune indagini svolte in ambito internazionale (Regno Unito, Australia, Germania) e alcune esperienze di ambito nazionale recentemente realizzate: l’indagine condotta dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulla condizione e il benessere dei bambini e ragazzi nell’ambito della sperimentazione della misura di contrasto alla povertà SIA (sostegno per l’inclusione attiva), e un’indagine pilota, realizzata dalla Fondazione Zancan, svolta in sette città italiane.
Nuove piste di lavoro si sono aperte estendendo la visuale alla deprivazione materiale e giungendo a integrare il più tradizionale concetto di povertà con quello di esclusione sociale che individua i soggetti privi di opportunità declinabili nelle espressioni «non poter accedere a», «non far parte di», «essere ai margini di», e coniugando il tutto nell’attenzione promossa anche a livello comunitario a un approccio pienamente olistico che guardi al benessere e alla qualità delle condizioni di vita dei più giovani cittadini in crescita.
Partendo dal cinema neoralista italiano, Marco Dalla Gassa, in questo nuovo percorso filmografico approfondisce la rappresentazione dell’infanzia in relazione alla povertà, prendendo in considerazione le pellicole che documentano il passaggio da una condizione di benessere a una di povertà, piuttosto che affrontare quei film che rappresentano situazioni estreme. La riflessione si focalizza, in particolare, sul cinema statunitense che mette in scena ritratti di madri sole, con figli a carico, in bilico tra integrazione ed emarginazione. Lo specchio della vita (1959), Alice non abita più qui (1975), Il mio piccolo genio (1991) sono solo alcune delle pellicole analizzate. La riflessione continua con un approfondimento della produzione cinematografica di Ken Loach – regista britannico da sempre sensibile alle sofferenze e alle difficoltà delle classi meno abbienti – e dei fratelli Dardenne, per concludersi con uno sguardo sulle pellicole italiane che tentano di rappresentare oggettivamente la realtà: L’uomo flessibile (2003) di Stefano Consiglio, Porca miseria (2006) di Armando Ceste, Tutta la vita davanti (2008) di Paolo Virzì sono alcuni dei film commentati.
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