Il 19 maggio scorso, a Firenze, è stata presentata la ricerca Minori in visita al carcere. Le garanzie di tutela dei bambini e degli adolescenti figli di detenuti che si recano in visita negli istituti penitenziari della Toscana, curata dall'Istituto degli Innocenti.
L'indagine – la prima del genere, promossa dall'Ufficio del Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Toscana in collaborazione con il Garante regionale dei diritti dei detenuti e il Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria in Toscana - restituisce una fotografia delle garanzie di tutela delle relazioni affettive e dell'accoglienza dei minori in alcuni istituti penitenziari toscani.
Questi i suoi obiettivi: conoscere la situazione nella Regione Toscana, individuare le buone prassi applicate e applicabili negli istituti penitenziari toscani, sensibilizzare le autorità e gli operatori sul tema del trattamento dei bambini figli di detenuti.
L'indagine si è svolta nel corso del 2015 e ha coinvolto carceri e servizi con caratteristiche diverse, che si trovano in zone differenti del territorio regionale. Le tematiche affrontate spaziano dalle caratteristiche dei luoghi deputati al colloquio tra genitori e figli minori alle modalità di accoglienza dei minori, dalla formazione del personale ai rapporti tra carcere e servizi territoriali, dalle problematiche concrete rilevate in tema di rapporti detenuti/figli minori, alle buone prassi esistenti per la tutela della genitorialità.
Riguardo, ad esempio, all'accoglienza dei minori in carcere, la ricerca mette in luce la presenza di buone pratiche in alcuni istituti, come la possibilità per i detenuti di acquistare doni per i figli e di fare foto con loro, e l'attivazione della piattaforma Skype per agevolare i colloqui con i familiari.
Nonostante i progressi e le buone pratiche esistenti, si spiega nelle conclusioni, c'è ancora molta strada da fare per la realizzazione di un'effettiva e ampia garanzia di tutela del diritto dei minori al mantenimento del legame familiare con il genitore detenuto: «si rinvengono in realtà non poche difficoltà nell'attuazione concreta di tali propositi, perché la carenza di adeguate risorse (non solo finanziarie, ma soprattutto di organico di personale penitenziario e di funzionari giuridico pedagogici), le caratteristiche delle strutture penitenziarie e degli spazi utilizzabili, la tipologia di detenuti accolti, nonché la disponibilità dei supporti sullo specifico territorio in termini di enti locali e terzo settore, incidono inevitabilmente sulla fattibilità di dette iniziative, che dunque hanno anche attuazione ben differenziata da un carcere all'altro».