Conoscere e comprendere le dinamiche in cui si verificano situazioni di crisi o fallimento nelle adozioni per delineare migliori strategie di sostegno alle famiglie: è questo, in sintesi, l’obiettivo dell’indagine pubblicata nel report del Centro regionale Adozioni in Toscana: conoscere le difficoltà per sostenere le famiglie.
L’indagine si è concentrata sui bambini e i ragazzi in carico ai servizi sociali al 31 dicembre 2014 per i quali, in base a quanto riportato dai dati risultanti dal Monitoraggio sugli interventi per bambini e ragazzi in famiglia e fuori famiglia nelle zone socio-sanitarie e società della salute toscane. Anno 2014, sono stati attivati interventi che vanno oltre il normale iter post-adottivo.
Nella scelta dell’universo di riferimento si è pertanto deciso di allargare il bacino dei minori coinvolti a tutti i bambini e ragazzi adottati che a vario titolo sono entrati in contatto con i servizi sociali territoriali, ipotizzando che tra questi potessero essere inclusi anche quei casi in cui emergono difficoltà riconosciute, se non formalizzate, delle relazioni tra figli e genitori adottivi.
Sono stati compilati 114 questionari su 212 casi di minori adottati per i quali sono stati attivati servizi oltre il normale iter post-adottivo in carico ai servizi sociali toscani alla data del 31 dicembre 2014. Hanno partecipato alla ricerca 23 zone sulle 30 che avevano casi d'interesse.
Dal report emerge che il “fallimento” delle adozioni (inteso come formalizzazione della decadenza della potestà genitoriale) è oscillato in Toscana fra uno e due casi dal 2012: un numero limitato considerate le diverse migliaia di bambini e ragazzi ancora minorenni che si stimano residenti nel territorio regionale. Le situazioni “gravi” che hanno vissuto o stanno vivendo un’esperienza di allontanamento dal nucleo familiare sono 19, un piccolo sottogruppo.
Un altro dato rilevante del rapporto evidenzia che meno della metà delle famiglie coinvolte nell’indagine ha partecipato a iniziative di preparazione e formazione nel periodo precedente alla disponibilità all’adozione; quota che si dimezza nel periodo dell’attesa (24,8%).
Per quanto riguarda la fase del post-adozione, i dati rivelano che i servizi sono entrati in campo per le famiglie in tempi non prossimi alla formalizzazione dell’adozione. In un quarto dei casi il bambino è stato preso in carico nell’anno stesso in cui era stato adottato, nel 10% l’anno successivo. Un ulteriore 16% è stato preso in carico fra il terzo e quinto anno e il 32% oltre il sesto anno dall’adozione, in un’ottica che si ipotizza di risposta ai problemi emergenti, piuttosto che di prevenzione. Gli interventi riconducibili a una funzione di supporto alla genitorialità, infatti, risultano attivati in misura minore rispetto agli interventi in ambito sanitario e scolastico volti a dare risposta a problemi già emersi.
Un altro aspetto importante messo in luce dall’indagine è la necessità di prevedere forme di sostegno integrate in una prospettiva di continuità nelle diverse fasi dell’esperienza adottiva.
Nel report trova spazio anche la pubblicazione di un’indagine di follow up territoriale sul fenomeno adottivo svolta dall’Usl 9 di Grosseto.