La relazione tra qualità e costi di gestione dei nidi è il tema al centro dell'indagine pilota realizzata dal Centro regionale su un campione di 35 nidi di 35 comuni individuati nelle zone educative della Regione Toscana.
Le zone educative sono corrispondenti agli ambiti, ripartizione territoriale intermedia fra regione e comuni nella quale si considera che sia ottimale la dimensione utile per la programmazione e l'attuazione delle politiche.
«L'obiettivo dell'indagine – sottolinea Aldo Fortunati, direttore dell'area educativa dell'Istituto degli Innocenti e curatore della ricerca - ha delle caratteristiche di novità e di esclusività nel panorama nazionale, perché è la prima volta che viene analizzata la relazione tra due temi da tempo all'attenzione di tanti, ovvero il tema della qualità educativa dei servizi e quello dei costi di gestione dei servizi: in sostanza si è misurato, in ognuno dei casi esaminati, qual è il livello della qualità educativa e qual è il costo di gestione, per capire che tipo di relazione c'è fra la qualità e il costo. Per misurare il primo abbiamo utilizzato uno strumento di valutazione della qualità elaborato da un gruppo tecnico composto anche da tecnici qualificati che operano sul territorio, oltre che da ricercatori dell'Istituto degli Innocenti e referenti della Regione Toscana. Si tratta di un'operazione non banale: quello che sembrerebbe più naturale e ovvio è che l'affermazione, giusta, secondo la quale la qualità ha un costo generi come conseguenza che più c'è qualità più aumentano i costi; invece questo non è vero, perché ciò che l'esperienza ci dice è che le situazioni di eccellenza non sono quelle più costose e che situazioni molto costose spesso non sono di grande qualità. Visto che non ci sono risorse illimitate per sviluppare le politiche, discutere insieme della qualità e dei costi vuol dire cercare di capire come costruire e garantire la qualità senza disperdere risorse e in questo momento mettere insieme questi due temi ci fa comprendere anche meglio quali possono essere le dimensioni di sviluppo sostenibile del sistema. Lo sviluppo sostenibile sta in quell'area nella quale la qualità è preservata e non si realizzano dispersioni di risorse».
Il campione scelto combina le diverse forme di titolarità e gestione dei servizi: nidi a titolarità pubblica e gestione diretta, nidi a titolarità pubblica e gestione in appalto, nidi a titolarità privata convenzionati con il pubblico e nidi a titolarità privata non convenzionati con il pubblico.
Fortunati spiega quali sono i principali esiti della ricerca, presentata lo scorso ottobre all'Istituto degli Innocenti. «I risultati sono interessanti. L'esito dell'applicazione di questi strumenti di valutazione della qualità e dei costi ha assegnato a ogni servizio un punteggio per la qualità e un punteggio per il costo. Abbiamo preso un piano cartesiano e abbiamo messo i costi da una parte e la qualità da un'altra: su questo piano sono state sistemate con un punto tutte le unità di offerta analizzate. Da questa analisi emerge che i servizi a titolarità pubblica e quelli a titolarità privata convenzionati occupano una posizione abbastanza vicina, mentre i servizi a titolarità privata non convenzionati occupano una posizione piuttosto distinta, caratterizzata da un minor livello dei costi ma anche da un minor livello della qualità. Questo risultato rivela che l'iniziativa privata non va male di per sé, ma se non è in relazione con la parte pubblica attraverso meccanismi di convenzione è debole: non è un minor costo che si lega a una virtuosità della gestione, ma è un minor costo che si lega al fatto che si tira la cinghia sacrificando non solo il costo ma anche la qualità. Questo è il dato principale. Dunque se vogliamo sviluppare un sistema integrato di servizi dobbiamo sostenere lo sviluppo della qualità ma anche la possibilità di coprire i costi indispensabili per garantire questa qualità a partire da chi opera non con le spalle del pubblico ma con le spalle del privato».
Altri risultati evidenziano che «ci sono altre differenze interessanti fra servizi a titolarità pubblica in gestione diretta e in gestione affidata e servizi a titolarità privata convenzionati. In molti casi, ad esempio, i servizi a titolarità pubblica in gestione diretta hanno un certo grado di dispersione di risorse, probabilmente per il fatto che hanno modelli organizzativi un po' più rigidi, che peraltro non li portano a conquistare le posizioni di primato dal punto di vista della qualità. È interessante perché il fatto che coesistano esperienze come quelle dei nidi comunali in gestione diretta, dei nidi comunali in appalto e dei nidi cooperativi convenzionati ci aiuta a creare un dinamismo non vorrei dire crudamente competitivo ma anche tale da offrire le possibilità di comparazione che ci possono aiutare a far le cose meglio. In due battute: qualche volta il pubblico deve essere attento a non sprecare soldi e al contempo deve farsi garante del controllo della qualità e del finanziamento delle iniziative private, perché senza questi due elementi le iniziative private scivolano verso il basso».