In questa fase particolarmente critica per l'emergenza sanitaria in corso pubblichiamo un interessante documento elaborato da Paola Milani, docente responsabile del Laboratorio di Ricerca e Intervento in Educazione Familiare (LabRIEF) dell'Università di Padova, che collabora da anni con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sui temi dell'infanzia e dell'adolescenza e del contrasto alle povertà.
Nel documento, intitolato Un nuovo SMARTWelfare?, ritroviamo i principi e le prospettive di intervento coerenti con l'impegno della Regione Toscana a sostegno del lavoro sociale delle zone-distretto e dei servizi territoriali.
«L'isolamento sociale, in questo momento indispensabile - si legge nel testo -, può aggravare i problemi di tante famiglie e in particolare di tanti bambini, presi in carico dai servizi. Come superare il paradosso coniugando il rispetto per i diritti e i bisogni dei bambini con il rispetto delle necessarie norme di sicurezza? Il rischio di un’applicazione burocratica e acritica di queste norme è, infatti, quello di favorire la condizione di negligenza e povertà educativa anziché contrastarla. Il DL.18 del 17.03.2020 ci viene però in aiuto: leggiamo con attenzione gli artt. 40, 47 e 48 che indicano non solo cosa non si può fare, ma anche cosa si può fare. Questi articoli ci fanno capire che l’emergenza sanitaria è anche sociale e che senza la parte di cura e sostegno dei servizi sociali, gli aspetti sanitari dell’epidemia non potranno che aggravarsi. I servizi sociali non chiudono dunque, ma adattano alcune tipologie di intervento, quali le diverse forme di aiuto educativo e assistenziale a domicilio, che possono risultare di importanza cruciale in questo momento storico (cfr. art. 48, DL.18/2020)».